null Torino: giovane romena cerca casa, l’agenzia le risponde “Si affitta solo a italiani”

Torino: giovane romena cerca casa, l’agenzia le risponde “Si affitta solo a italiani”

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02 novembre 2020

La frase compare anche nell’annuncio sul web ed è polemica

“Il proprietario non affitta a stranieri”. È quello che si è sentita rispondere Nisrin, studentessa di 24 anni, di etnia rom, rispondendo a un annuncio per una casa a Torino. Lei vive in città da anni, studia in una scuola serale, e spera di trasferirsi in una nuova casa con la sua famiglia. Per questo la ricerca, come i suoi coetanei, si divide tra bacheche, siti di affitti e annunci sui social. Uno in particolare l’aveva colpita, un alloggio interessante vicino a Porta Nuova. Ma quando ha telefonato, ha risposto l’inquilino che già sapendo i “criteri del proprietario”, non l’avrebbe quasi ascoltata. «La prima cosa che mi ha detto è stata: sei italiana o straniera? Quando ho risposto di avere origini rumene, ha staccato la telefonata. Poi ho visto che è comparso l’annuncio in cui veniva specificato “solo italiani”», spiega. 

Lo racconta con rabbia perché «cose del genere nel 2020 sono inaccettabili», aggiunge. Lei vive in Italia da 14 anni «e mi sento italiana a tutti gli effetti. È davvero una vergogna. Per questo quando cerco lavoro o casa non dico di essere di etnia rom, già immagino cosa potrebbe succedere». Una «vergogna» che ha denunciato sui social dove ha risposto anche l’inquilino che le avrebbe fatto la domanda al telefono: «Se il proprietario detta queste condizioni non posso che attenermi. È razzismo? Assolutamente sì, ma in ogni caso non posso farci niente». E non sono mancati i commenti di utenti che hanno vissuto situazioni simili. Non solo nei confronti di stranieri. «A me hanno detto che non affittano a madri single», racconta una ragazza sul gruppo Facebook “Affitti Torino privati”. «A me hanno chiesto un anno di caparra», fa eco un altro. Mentre chi come una giovane futura madre racconta come ogni volta non la richiamano per l’appuntamento: «Sono disperata visto, tra un mese e mezzo partorirò e per ora vivo in un residence».

Che non sia così raro lo dimostra anche il fatto che per Nisrin non è la prima volta. «Non lo dicono prima ma quando chiamo e sentono che sono straniera, o non richiamano per l’appuntamento o inventano una scusa. Da un mese cerchiamo casa, ora ne dobbiamo vedere una, speriamo bene. Spero sia quella giusta perché ogni volta che non richiamano o riferiscono una scusa, l’autostima si abbassa. NOn capiscono che la discriminazione fa sempre male. Chi siamo e quel che facciamo non dipendono dalla nazionalità».  

(fonte www.repubblica.it)